Casi di successo: la flessibilità come opportunità, tra tutele e nuove professioni: CCFS per Doc Servizi

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Casi di successo: la flessibilità come opportunità, tra tutele e nuove professioni: CCFS per Doc Servizi

Per Doc Servizi, CCFS ha sviluppato una soluzione finanziaria che permette di offrire un servizio unico a livello nazionale, anticipando il compenso base ai lavoratori iscritti alla cooperativa, indipendentemente dai tempi di pagamento dei committenti. Un risultato frutto della capacità di CCFS di interpretare al meglio i bisogni dei clienti trasformandoli in soluzioni di impatto sull’attività economica e sul sistema sociale nel suo complesso. Un settore come quello dello spettacolo, caratterizzato da lavoro nero e mancanza di regole, diventa oggi un mercato del lavoro regolamentato e capace di trasformare l’intermittenza in remunerazione costante. CCFS ha infatti attivato per Doc Servizi un affidamento controgarantito dal suo stesso patrimonio, dove, a fronte di un piccolo spread, svolge il ruolo di intermediario che anticipa con massima flessibilità in base alle necessità di cassa, offrendo una serie di vantaggi indiscutibili.
I finanziamenti di CCFS, infatti, non si vedono in centrale rischi, vengono ceduti con uno spread differenziale minimo rispetto a quello remunerato a raccolta e permettono al cliente di rimanere liquido, potendo disporre di una linea di affidamento con massima elasticità di cassa, senza commissione di disponibilità.

In un mercato del lavoro in costante evoluzione e sempre più propenso alla flessibilità, soprattutto nelle professioni intellettuali, servono soluzioni contrattuali che permettano di garantire legalità, tutele e continuità. Una riflessione che fin dagli anni ’90 è stata il punto di partenza dello sviluppo di business di Doc Servizi, cooperativa nata per fornire una soluzione pratica alle problematiche di intermittenza dei lavoratori dello spettacolo, giunta oggi ad essere un punto di riferimento per tutto il comparto dei cosiddetti knowledge workers. Il mondo della flessibilità e dei freelance, tra lavoro intellettuale e creativo, trova qui servizi, sostegno amministrativo, opportunità e networking in un vero e proprio ecosistema pensato per rendere la flessibilità una grande opportunità e non solo, come si tende a credere, un limite.

Ne parla Demetrio Chiappa, fondatore e Presidente, che nel raccontare la straordinaria storia di innovazione sociale della cooperativa, chiarisce anche il ruolo di CCFS nel supportare Doc Servizi nella delicata fase di gestione dell’emergenza sanitaria del 2020.

“Doc Servizi nasce nel 1990 per diventare poi una rete di cooperative che da musica e spettacolo si è aperta ad altre professioni, tipicamente caratterizzate da forme contrattuali freelance. Non ero ancora consulente del lavoro, ma da musicista sapevo che gli artisti venivano considerati appassionati, non lavoratori. Invece parliamo di professioni che vanno ben oltre il passatempo, in un settore dove il diritto del lavoro è spesso più stringente rispetto ad altri. Una rigidità che da sempre spinge il sommerso sia per la scarsa conoscenza del comparto dell’ex-ENPALS, oggi l’Inps-Pals, ente previdenziale di categoria, sia per una serie di obblighi fiscali molto complessi perché mutuati da altri ambienti professionali e non scritti ad hoc. Dalla mia esperienza ho quindi scoperto che una passione poteva anche diventare lavoro, unendomi a una serie di colleghi. Come sempre nella vita, le cose sono difficili quando non si conoscono, ma quando si conoscono, tutto diventa semplice.”

La soluzione è stata individuata nel destinare una quota di compenso a tasse e contributi, trasformando così un hobby in lavoro retribuito, con diritti e obblighi. Partiti dalle orchestre di liscio, jazz e blues i soci di Doc Servizi si sono poi sempre più affermati come esperti di contratti per lavori intermittenti, creativi, flessibili, estendendo le proprie competenze oltre il mercato artistico. Partendo dal sistema dello spettacolo, con la sua varietà di servizi e professioni, si sono poi aperti a quei knowledge worker, giornalisti, insegnanti di danza, musica teatro e perché no, anche psicomotricità e musicoterapia, che per numero di committenti, contratti e l’intermittenza delle commesse, non potevano essere inquadrati in un contesto normativo che è in ritardo rispetto alla rapida evoluzione delle forme di flessibilità.

“Inizialmente” prosegue Chiappa “abbiamo incontrato a Roma impresari di grandi gruppi musicali attivi in Italia, che si trovavano sempre in difficoltà a regolarizzare personale indispensabile e altamente specializzato. Abbiamo quindi sperimentato il nostro modello con i più importanti artisti italiani, vincendo la scommessa. I contratti di lavoro sono fatti per i dipendenti, quindi difficilmente applicabili a un freelance; ma se applichiamo un rapporto di lavoro dipendente a un freelance gli diamo gli stessi vantaggi, fiscali e previdenziali, garantendogli però la libertà tipica del professionista. Il vantaggio per i lavoratori è notevole e ha chiarito che la formula cooperativa è comunque meglio di una partita IVA, anche in caso di agevolazioni fiscali. Così, abbiamo iniziato a gestire centinaia di artisti, richiamandoci a una sempre maggiore responsabilità che ha portato all’acquisto di attrezzatura, strumenti e alla fornitura di servizi. Ci siamo ad esempio trasformati in etichetta discografica e abbiamo sviluppato idee di business per generare lavoro per i nostri soci.”

I primi incidenti sul lavoro, per quanto pochi, hanno aperto un ulteriore capitolo in Doc Servizi, che si è così anche concentrata sulla sicurezza dei lavoratori dello spettacolo, in particolare i tecnici, rilevando un autentico vuoto normativo. Forte di numeri importanti e di una profonda conoscenza del settore, la cooperativa si è impegnata attivamente perché nella legge 81/08 ci fosse un capitolo per i lavoratori dello spettacolo, costruendo le basi di quello che è poi stato definito il Decreto Palchi. Alla sicurezza sul lavoro si sono aggiunte azioni per scrivere un adeguato CCNL, visto che i contratti nazionali del tempo non includevano il mondo discontinuo e flessibile dei lavoratori dello spettacolo. Un impegno che ha permesso di arrivare al primo contratto, firmato da CGIL, CISL, UIL e le tre principali associazioni del mondo cooperativo, che inquadra oggi i lavoratori del comparto che lavorano in cooperativa, mettendo in campo strumenti innovativi e capaci di precorrere i tempi.

“Gli artisti sono stati tra i primi lavoratori discontinui” prosegue Demetrio Chiappa “Oggi, invece, per le tante professioni caratterizzate da flessibilità – giornalisti, game designer, social media manager, grafici, … tutti coloro che lavorano in settori a progetto – queste formule contrattuali sono lo standard. C’è grande necessità di lavoro creativo, ma non sempre una singola azienda è in grado di assumere una figura interna. Parliamo quindi di professioni frammentate, dove il nostro modello cooperativo intercetta un bisogno. Da qui la costituzione della Rete Doc che riunisce otto società, di cui cinque cooperative e tre srl. Penso a Doc Creativity che si rivolge a giornalisti e professioni creative, Hypernova che parla ai lavoratori del digitale e Doc Educational, per il mondo degli insegnanti come la formazione a distanza parallela a quella scolastica, ma anche didattica sportiva e artistica come musica, teatro e danza. La Rete Doc è quindi una costellazione di cooperative, dove tutti i lavoratori sono liberi di gestire la propria attività in una cooperativa che è il datore di lavoro, garantendo il giusto equilibrio tra la libertà del lavoratore autonomo e le tutele del dipendente. Al vantaggio economico si aggiungono quelli del lavoratore stabile, come l’assicurazione infortuni, la malattia e la disoccupazione. È dal 1990 che abbiamo strutturato una soluzione che ha precorso i tempi, seguendo l’andamento del mercato del lavoro non senza una serie di battaglie. In ambito giornalistico ad esempio, Doc Creativity, gestisce i collaboratori giornalisti con INPGI 2 eludendo la strategia, molto diffusa, di pagare i compensi mascherandoli con le cessioni dei diritti d’autore. A questo affianchiamo una formazione per i crediti e progetti di brand journalism, per moltiplicare le opportunità per i soci, mettendoli in contatto con aziende che hanno bisogno di comunicazione. Generare connessioni che partono dalle idee è proprio uno degli scopi che ci siamo prefissati con un modello bossless dove nessuno lucra sul lavoro degli altri e al socio va la totalità del valore generato dal socio, al netto dei costi di gestione.”

La collaborazione con CCFS non è cosa nuova per Doc Servizi, che ha avuto un primo contatto con la gestione finanziaria per l’acquisto della nuova sede di Verona. Ma il progetto più significativo è certamente quello relativo alla gestione finanziaria della pandemia, dove i lavoratori dello spettacolo sono stati tra i più colpiti in assoluto, con un biennio di sostanziale inattività che ha imposto la ricerca di soluzioni innovative per sostenere soci e struttura.

“La pandemia, visto che siamo in vari business tra cui eventi e viaggi, ci ha colpiti in modo drammatico perché non solo si è fermato lo spettacolo, settore di cui siamo la struttura più grande in Italia, ma anche eventi e turismo. Con oltre 8000 soci e 200 collaboratori interni in difficoltà, abbiamo cercato di affrontare la situazione con meno ripercussioni possibili, in un quadro economico privo di giro d’affari ma con costi fissi da anticipare. L’intervento di CCFS è stato strategico perché non tutte le banche classiche si sono dimostrate pronte a sostenere le difficoltà che stavamo affrontando e a riconoscere l’impatto sociale ed economico che si stava perdendo”.

Anche nella crisi, Doc Servizi ha saputo captare delle opportunità, come racconta ancora il Presidente. “Per noi la pandemia è stata un’occasione per generare nuove soluzioni, idee e opportunità di business. Non c’erano infatti provvedimenti a supporto di grandi imprese come la nostra, che, in realtà, è la sintesi di tante piccole attività colpite duramente dall’emergenza. Finalmente, a fine 2021, è arrivato un bando dal Ministero della Cultura, che ci ha permesso di recuperare la reddittività persa nel 2020. Con CCFS abbiamo quindi deciso di investire nel modo migliore possibile, mettendoci cioè nelle condizioni di costruire uno strumento che ci permette di anticipare il pagamento ai soci, che, in passato, venivano retribuiti in base a tempi non prevedibili. Grazie alla collaborazione con CCFS, siamo in grado di garantire un flusso di cassa costante, anticipando il compenso e fornendo una certezza che nel nostro settore nessun altro riesce ad offrire. Abbiamo anche una caratteristica peculiare, che è la nostra forza: le migliaia di soci sono espressione di creatività e imprenditorialità e metterli insieme rende le potenzialità del nostro sistema a risorse illimitate. Inoltre, per coordinare queste migliaia di intelligenze abbiamo definito dei responsabili che guidano le community dei tecnici, gamer, creativi, restauratori, musicisti, fotografi, generando così un effetto moltiplicatore di opportunità e conoscenza. I nostri soci tecnici, ad esempio, sono tutti occupati e stiamo continuamente respingendo offerte di lavoro per mancanza di personale. La soluzione che abbiamo studiato con CCFS ci porterà ad ampliare ulteriormente i nostri orizzonti, creando nuove opportunità di lavoro e di business. Parliamo di oltre 8000 persone coinvolte, per più della metà attive e tutelate dal nostro sistema, che fornisce loro, oltre che lavoro, anche molteplici servizi. Abbiamo ad esempio un servizio di recupero crediti con cui ci occupiamo dei solleciti, mentre il socio viene comunque pagato da Doc Servizi anche in caso di contenzioso, un ufficio gare e appalti, assicurazioni su RCT e infortuni, ufficio pratiche estere, agenzia viaggi per mobilità dei soci e sportelli di consulenza continua. Tutele e servizi che nessuno da solo potrebbe avere a portata di mano. Nella flessibilità, se dotata di opportune tutele, vedo grandi opportunità; ecco perché rimodelliamo e riorganizziamo continuamente la nostra struttura, adattandoci a un mercato flessibile che cambia e ci chiama ad accogliere nuove professioni e nuovi modelli organizzativi. Penso ad esempio al game design e agli sviluppatori di videogiochi. Un mercato da 175 miliardi di dollari nel solo 2020 e in costante crescita, che rappresenta il futuro. Giornalisti, creativi, game designer, artisti: siamo espressione di un’intelligenza straordinaria che vogliamo spingere e valorizzare con un modello di organizzazione del lavoro che ha anticipato di 30 anni le tendenze, come del resto è la naturale vocazione degli artisti.”